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maestro_tassis_01Giuseppe Tassis, l’infaticabile. 70 anni di musica tutti i giorni, tutte le sere, spesso la notte. Che personaggio!
Nato a San Pellegrino il 5 giugno 1914, aveva un numero sterminato di fratelli, anche se dei 14 figli messi al mondo dalla madre, solo 9 sono riusciti a diventare adulti in quell’epoca di guerre e malnutrizione. Il padre faceva il materassaio, in un piccolo laboratorio domestico. Ma aveva anche un ruolo “sociale”, quello del sagrestano: ogni sera andava a caricare l’orologio del campanile. E poi addobbava la chiesa e dala il La ai canti. Giuseppe Tassis ha sempre detto di essere in un certo senso un figlio d’arte. Il padre infatti svolgeva anche le mansioni di campanaro, ed era così bravo che quando suonava le campane a festa l’impressione era quella di assistere a un vero concerto.

Giuseppe era appena tredicenne quando la musica irruppe nella sua vita. La Banda di San Carlo, dell’Istutito Botta di Bergamo, era venuta a San Pellegrino per suonare a una festa di piazza. Peppino seguì per tutta la giornata quei bambini i divisa con quegli strani strumenti. E convinse il padre a iscriverlo al Botta per suonare in quella Banda.

Il primo insegnante fu il Maestro Giordano, detto il “cinese” per la sua carnagione olivastra. Fu lui a decidere che Giuseppe avrebbe suonato il clarino, anche se le preferenze del ragazzino andavano al tamburo. Ma tant’è: dopo 15 giorni di solfeggio gli mise in mano la “liquirizia” e lo buttò nella mischia. C’era in città la festa del “rasgamento della vecchia”. La banda andava a prendere il fantoccio alla stazione e lo accompagnava in piazza Pontida, sulle note dell’inno di Garibaldi. Il Maestro Giordano credeva molto in quel ragazzo spilungone, e riuscì a farlo iscrivere alla scuola dei fiati del Conservatorio, nonostante l’opposizione del Maestro Pietro Feroldi, di Cremona, direttore della scuola, secondo il quale Tassis aveva il labbro storto e poco orecchio.

Una volta perfezionata la tecnica Giuseppe iniziò a suonare anche in locali da ballo. Era il 1932, e benché non si vedesse una lira (e per campare Tassis andava a lucidare i pianoforti), le orchestrine servivano a farsi le ossa, e a scatenare il passaparola, unico mezzo per arrivare alle orecchie dei musicisti più importanti.

Così un giorno il professor Lombardini gli chiese se poteva andare con la sua orchestra che aveva bisogno di un sassofonista per una veglia di Capodanno. Tassis rispose di sì, anche se un sax non l’aveva mai toccato. Andò tutto bene, anche perché in pratica l’orchestra suonò lo stesso brano tutta la notte. Si chiamava Fiesta, e alla fine Tassis lo aveva imparato a memoria.

Arrivò allora la proposta del Maestro Aldo Sala che gli chiese di suonare il violino nella sua orchestrina che si esibiva fuori dal Balzer. Si suonavano operette, musiche da varietà, anche qualche brano d’opera.

Dopo una parentesi milanese nell’orchestra sinfonica di palazzo Litta, in corso Magenta, dove si allietavano le serate degli occupanti tedeschi, Tassis tornò a Bergamo. La guerra era finita e la voglia di musica, di ballo, in una parola, di vita, si impadronì di tutti. Fuori dal Bar Colleoni, (all’epoca si chiamava Moka Efti) Tassis suonava con un’orchestrina i nuovi brani che gli americani avevano portato in dote. Il piazzale era sempre stracolmo. Si suonava tutte le sere, e finito il servizio, gli Yankees caricavano gli strumenti sulle jeep e tutti su in Città Alta a fare baldoria.

Arrivarono gli anni del Teatro Duse, frequentato dai più grandi comici del momento, come Macario e Totò, e dalle grandi compagnie di varietà, come quella di Wanda Osiris. Una sera rubarono lo strumento a un sassofonista barese che suonava per la Wandissima. Il direttore, Maestro Giuliani, chiese al Tassis di sostituirlo. Iniziò una collaborazione con lo Osiris, durata sette anni, con esibizione in tutti i più prestigiosi teatri italiani. Nel 1952 nacque l’ultima figlia di Tassis, e il Maestro decise di finire la vita del vagabondo, ritornando a San Pellegrino, dove Aldo Sala lo aveva chiamato nell’orchestra del nuovo Casinò. Nel 1954 un’altra svolta: l’invito dell’Orchestra dei Pomeriggi Musicali Milanesi, cui fece seguito un anno dopo l’ingresso nella piccola Scala di Milano.

Ancora una volta cambiava il repertorio. Si passava dagli standard swing ai brani d’opera e alle sinfonie. Tutte cose che però Tassis, uno che gavetta ne aveva fatta a quintali, aveva già affrontato. C’è un aneddoto che spiega bene quanto approfondita fosse la sua conoscenza della musica.

Era a Genova per un servizio e vide su un leggio un bellissimo brano musicale, un Requiem che prevedeva una parte di sax. Tassis chiese al capo del personale chi lo avrebbe suonato, ma gli fu risposto di non preoccuparsi perché avevano un sassofonista bravissimo. Ma al suo ritorno a Milano, un giovedì pomeriggio arrivò una telefonata alla sede dei Pomeriggi Musicali. Era la “sinfonica” di Genova che chiedeva di poter parlare con Giuseppe Tassis. Evidentemente anche per i più bravi quel Requiem, affrontato per la prima volta, era problematico. Tassis chiese al grande Gianandrea Gavazzeni, direttore dei Pomeriggi, il permesso di recarsi per i fine settimana nella città della lanterna per partecipare almeno alla prova generale e alle due esibizioni. Visto accordato e sul palco fu un trionfo.

Gli altri componenti dell’orchestra si girarono verso di lui, meravigliati dalla sua bravura. E alla fine, il direttore d’orchestra israeliano gli fece pubblici complimenti, indicandolo come modello di estremo professionismo.

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Tassis il frequentatore delle due gallerie. Sì, perché allora a Milano i musicisti si dividevano le due Gallerie centrali: la Galleria del Corso, dove c’erano i locali jazz, e la galleria Vittorio Emanuele, dove bazzicavano i musicisti classici. Ecco, Tassis riusciva a saltare con disinvoltura da una galleria all’altra, trovando sempre un capo d’orchestra che avesse bisogno del suo servizio. Arrivava a farne due o tre in un giorno! Ed ecco sfilare nella sua carriera altre stelle lucenti, come Delia Scala e Walter Chiari, nella rivista “Buonanotte Bettina”; e ancora Franca Rame ed il premio nobel Dario Fo.

Ma torniamo indietro di qualche anno. Nel 1956 Giuseppe Tassis iniziò un’altra attività che costituisce un caposaldo della sua carriera: la riapertura della scuola di fiati del Conservatorio. Fu il Maestro Casiraghi a chiamarlo chiedendogli se poteva riunire qualche allievo. Tassis, che insegnava da Ghisleri, prese i suoi rampolli e li trasferì di peso al Conservatorio i cui dirigenti avevano nel frattempo avviato un’accurata indagine sul suo passato.

Il Maestro Tassis infatti non si era mai preoccupato di stendere un curriculum. Ma anche in questo caso arrivò la grande generosità di Gianandrea Gavazzeni, che scrisse un lungo papiro pieno di complimenti per il clarinettista bergamasco, definendolo “elemento musicalissimo”. Da allora, sotto le sapienti cure del Maestro Tassis, sono passate decine di grandi musicisti, come Gianluigi Trovesi, Attilio Bergamelli, i fratelli Corsini, Orazio Rossi, Silvio Marchesi, e tanti altri ancora. Tutti finiti a dirigere bande, a suonare in grandi orchestre o a mettere in piedi una solida carriera di solisti.

L’avventura della scuola di fiati è durata 28 anni. Poi, nel 1971, il presidente della Banda di San Pellegrino chiese a Ghisleri se conoscesse qualcuno che potesse dirigere la banda. Fu la signora Ghisleri a fare il nome di Tassis.

Quando andò a parlare con i dirigenti della Banda il Maestro sapeva che non versavano in condizioni economiche molto brillanti. E decise di offrire loro la direzione dell’ensamble a costo zero per tre-quattro mesi, fino a quando non avessero trovato una soluzione definitiva.

E’ rimasto per 13 anni, rinnovando profondamente il repertorio e con ciò attirando strumentisti da tutta l’orobia e oltre, contenti di fare decine di chilometri pur di suonare con lui.

2013 Concerto in ricordo del maestro Tassis

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